Inutile girarci attorno: più della metà del lavoro sulle immagini è dedicato al fotoritocco, cioè alle varie tecniche di elaborazione e modificazione dell’immagine di partenza. Spesso, nel giudicare un’immagine, sembra che il fotoritocco sia un tipo di lavorazione che inganna lo spettatore e che non dovrebbe essere praticata. Facciamo subito chiarezza: il fotoritocco, o meglio, la modificazione delle immagini in senso ancora più ampio, è un elemento imprescindibile dalla fotografia.

Se un amante delle foto analogiche, che lavora solo col rullino e sviluppa nella sua camera oscura, pensa di non modificare le immagini, si sbaglia di grosso! Già solo scegliere la sensibilità alla luce del rullino è una modificazione dell’immagine! Anche tenere aperto l’otturatore per minuti o ore in modo da catturare le immagini notturne o la rotazione apparente della volta stellata è una modificazione, e bella grossa! Per non parlare di chi decide di fotografare in bianco e nero, stravolgendo l’universo cromatico e producendo immagini che nella realtà non esistono. Idem per le impostazioni di base della macchina, a partire dalla messa a fuoco.

Il fatto è che fare una fotografia significa voler riprodurre una propria visione della realtà, o rendere visibili cose che a occhio nudo non possono essere viste (come la volta stellata che “si muove”). Il “ritocco” è già contenuto nello scatto di base.