Il lavoro del fotografo, se vogliamo ridurlo tecnicamente ai minimi termini, sta nel rendere bidimensionale uno spazio tridimensionale. Non è una cosa da poco! Muovendosi nello spazio si cattura con gli occhi una serie di fotogrammi che rendono l’immagine tridimensionale, ma al momento di scattare la fotografia bisogna scegliere solo una delle innumerevoli immagini che abbiamo visto nella viva realtà. Sono molte le caratteristiche tridimensionali che ci attraggono in una scena. Quale scegliere e come esaltarla?
La texture: la texture, ad esempio quella della corteccia di un albero che appare distesa sul piano di fronte a noi e si trasforma ai nostri occhi via via che segue la rotazione del ramo, può essere esaltata con uno scatto macro che accentui proprio la trama nel punto più vicino all’obbiettivo, andando a mutare e sfumare mano a mano che la distanza aumenta.
La distanza: il colore e la luce, se ben utilizzati possono dare l’idea della profondità di un panorama. In un viale alberato, ad esempio, un’inquadratura centrale esalta l’alternanza di luce ed ombra al centro di un sentiero, e la sequenza di chiome via via più azzurrate in lontananza a causa del pulviscolo.
Il movimento: le onde, una nevicata, il traffico… un’esposizione lunga mette l’accento sul movimento più o meno rapido che si percepisce solo in 3D ma che si può suggerire molto bene anche in 2D.
In tutti i casi, il fotoritocco aiuta ad accentuare proprio la caratteristica desiderata.
